Recensione: “Taketori Monogatari – Storia di un Tagliabambù”, a cura di Adriana Boscaro 21/20

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Il Taketori Monogatari è la prima opera giapponese appartenente al genere del monogatari. Racconta la storia di un tagliabambù che, durante il suo lavoro, trova tra le piante che deve tagliare una bambina di piccole dimensioni, che risplende tanta è la sua bellezza. Decide di adottarla e la porta a casa, dove la affida alle cure della moglie. Alla bambina viene dato il nome di Kaguyahime (la principessa splendente). Che si tratti di una creatura fuori dal comune lo si capisce subito, anche perché in pochi mesi cresce sino a diventare di dimensioni normali e adulta. Il tagliabambù, grazie a questa fanciulla, viene baciato dalla fortuna e diventa ricco. La notizia della bellezza della ragazza si sparge e così arrivano alla porta di casa tantissimi pretendenti, ma vengono tutti respinti. Alla fine ne restano solo cinque, che Kaguyahime sottopone ciascuno ad una prova impossibile, con il solo scopo di liberarsene; cosa che le riesce senza problemi. Persino l’imperatore rimane affascinato dai racconti su di lei e chiede che vada a corte al suo servizio, ma anche stavolta Kaguyahime si rifiuta.

Il perché viene presto svelato: Kaguyahime non è abitante della Terra, ma viene dalla capitale della Luna e lì deve tornare; vengono così a riprenderla i suoi compaesani e nel tornare a casa scorda tutti coloro che ha incontrato durante la sua permanenza a casa del tagliabambù.

La storia è breve, il libretto si legge agevolmente in poche ore. Molto interessante la parte introduttiva di Adriana Boscaro, che spiega la composizione dell’opera e approfondisce la sua genesi.  Anch’esso fa parte della collana Mille Gru edita da Marsilio.

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