Quando uscì la trilogia di Millennium, ormai quasi una quindicina di anni fa, inizialmente mi rifiutati di leggerla. Non perché non la ritenessi alla mia altezza, ma perché sono sempre rimasta diffidente nei confronti di exploit editoriali di massa (vedi le 50 sfumature di mille colori, che non ho letto e mi rifiuto di leggere, in quanto non la ritengo letteratura ma pura schifezza collezionata per sollazzare casalinghe disperate, non me ne vogliano le casalinghe). Perciò ho lasciato passare diversi anni prima di leggere questi tre libri. L’ho fatto quando il fenomeno, che poi diede origine a film, anche rifatti da Hollywood (vedi quelli con Daniel Craig, che non ho visto, perché ho preferito guardare quelli girati per primi in Svezia, che a mio parere peraltro si attengono molto alla trama della trilogia, sebbene dei punti salienti vengano omessi, penso per la classica falce tipica dei film che taglia per rendere la storia più fruibile sullo schermo) cadde nel dimenticatoio.
Quando ho letto Uomini che odiano le donne mi è piaciuto. La trama era bella intricata, venivano analizzati molto bene i punti di vista dei vari protagonisti e c’erano parecchi colpi di scena durante la storia. Il protagonista maschile della storia, il giornalista Michael Blomqvist, condirettore e coproprietario del mensile Millennium, attraversa un periodo critico a causa del flop di una inchiesta da lui pubblicata nel suddetto mensile. Viene condannato a tre mesi di reclusione e, nell’attesa di scontare la condanna, decide di tirare i remi in barca per un po’ e di prendersi una pausa dalla rivista. A rendergli la cosa più facile ci pensa il magnate Vanger, che lo recluta per un compito ufficiale, scrivere le sue memorie, che in realtà ne nasconde uno ufficioso: indagare sulla scomparsa/morte dalla di lui nipote, Harriet Vanger, avvenuta negli anni ’60, quando lei era una sedicenne. Vanger, prima di ingaggiare Blomqvist, fa fare su di lui una ricerca approfondita presso la Milton Security; la persona che si occupa di tale ricerca è Lisbeth Salander, una giovane donna asociale, scontrosa, con un carattere molto difficile, ma un vero genio del computer: una hacker molto nota sul dark web. Da qui prende spunto una vicenda intricatissima, che si snoda tra gli scheletri dell’armadio della famiglia Vanger, che riemergono dalle sabbie del tempo, ed il tentativo di Blomqvist di prendersi la rivincita in relazione all’inchiesta per cui è stato condannato al carcere.
Le vite dei due protagonisti continuano ad intrecciarsi, sebbene Lisbeth cerchi in realtà di tenersi a debita distanza da Michael, anche nei due successivi libri. Ne La ragazza che giocava con il fuoco, Lisbeth si ritrova al centro di una vicenda giudiziaria, ricercata per tre omicidi per tutta la Svezia e vittima di un complotto ordito ai suoi danni per mascherare loschi affari di istituzioni deviate. Michael, che si trova coinvolto nella vicenda perché una delle vittime è un giornalista che lavora per Millennium, cerca di far luce sulla vicenda e di scagionare Lisbeth, in quanto convinto sin dal principio che lei sia innocente.
La regina dei castelli di carta è la diretta prosecuzione del secondo libro, mentre tra i primi due c’era più di un anno e mezzo di distanza temporale. La vicenda infatti non si conclude al termine del secondo libro, ma prosegue nel vivo nel terzo. E’ in questo libro che tutti i nodi si sciolgono e che la storia giunge infine ad una eclatante conclusione.
Nei tre libri compaiono diversi personaggi ricorrenti, come Erika, la socia/amante occasionale da 20 anni di Michael, gli ispettori della polizia di Stoccolma che seguono le indagini su Lisbeth, Dragan Armanski, direttore della Milton Security, solo per citarne alcuni. Considerata la lunghezza dei singoli libri, il lavoro di Larsson per la delineazione della trama e dei personaggi è stato molto complicato. La storia non è mai banale (con l’eccezione, ma è solo un’opinione dettata dal gusto personale, dei continui flirt in cui Michael incappa per poi tornare sempre dalla sua amante storica, peraltro sposata con uno che acconsente a tale relazione extraconiugale), l’ambientazione è interessante e ricca.
Non mi sono annoiata e ho letto tutti e tre i libri molto velocemente, perché molto coinvolgenti. Ho visto anche i tre film svedesi, e li ho graditi. In tutto ho letto i libri e visto i film per 3 volte. In genere rileggo i libri solo se mi hanno trasmesso qualcosa di molto interessante. Idem per i film. Un vero peccato che Larsson sia morto di infarto dopo aver concluso la trilogia e prima della sua pubblicazione. Qualcuno ha provato a seguirne la scia e a scrivere ancora di Lisbeth e Michael, ma di lui parlerò in un altro articolo.