Pensiero sparsi: la sfiga ci vede benissimo.

Oggi sarei dovuta partire per il lago di Como. Domani avrei dovuto fare da damigella al matrimonio di mia cugina. E invece… E invece sono a casa dei miei, in convalescenza. Avete presente quando organizzate una cosa da mesi, con grande dispendio di energie e di denaro, e poi arriva la classica doccia fredda che vi smonda tutto e vi lascia con un pugno di mosche in mano? Ecco, questo è ciò che è successo a me. Sta filando tutto liscio, facevo il conto alla rovescia per la partenza, quando sono finita in ospedale di punto in bianco. E non solo. Sono stata anche operata d’urgenza. Quattro giorni di degenza e preparativi per la partenza finiti nel cesso. Un mese di riposo assoluto, zero viaggio, zero matrimonio, zero di tutto. E non posso fare a meno di pensare che la sfiga ci vede benissimo e si accanisce con le sue vittime. Che nervoso…

Pensiero sparsi: がんばって!(ganbatté!)

Dopo anni di blocco ecco che negli ultimi mesi è tornata l’ispirazione. Ho ripreso a scrivere, una storia che è arrivata all’improvviso e che mi ha travolto. Quei classici pensieri che frullano in testa prima di dormire sono diventati un’idea e poi parole su schermo. E nello scrivere ho pensato che vorrei farne qualcosa di più. Forse ho trovato la soluzione… Vedremo nelle prossime settimane se si concretizza qualcosa. In bocca al lupo a me stessa… がんばって!

Pensieri sparsi: un bel sogno.

È uno di quei periodi. Quali? Quelli in cui mi sento sprofondare e vorrei rifugiarmi in un altro universo, in un’altra vita. O, semplicemente, in un altro luogo.

Cerco di sbattermi per trovarmi da fare, per non pensare, per non sconfortarmi. Lavoro, studio per il concorso, leggo libri e manga, guardo anime e drama. Ma non serve a gran che.

Vorrei svegliarmi ed avere in tasca un biglietto di sola andata per una nuova vita in quei luoghi che tanto desidero vedere. Vorrei partire con l’animo leggero ed immergermi nella totalità dell’esperienza che sogno. Ma appunto è soltanto questo. Un bel sogno.

Pensieri sparsi: in attesa di un qualcosa che non c’è.

Non scrivo da un po’. Principalmente perché in questi mesi sono stata impegnata, ma anche perché è stato un periodo un po’ difficile, in cui sentivo di non avere la forza di mettermi qui a riordinare i pensieri e dar loro voce con lo scritto. Guardando la cronologia dei miei articoli ho visto che l’ultimo risale a metà ottobre. Cercherò allora di fare un sunto degli ultimi mesi.

Cominciamo con il Lucca Comics. Finalmente, dopo sei anni, sono riuscita a tornarci. Sono stati dei giorni molto intensi e belli. Non mi sentivo così spensierata e leggera da molto tempo. Sono anche riuscita a fare il cosplay e devo dire che mi è piaciuto tantissimo fermarmi per strada a fare le foto con chi me lo chiedeva. Con la mia amica abbiamo percorso circa 25 km al giorno per le vie di Lucca, per poi tornare alla nostra base a Pisa. Alla sera eravamo devastate, ma felici. Mi sono sentita così viva… avrei potuto fare qualunque cosa in quei giorni. Non so quando potrò tornarci, ma spero di farlo nei prossimi anni.

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Tsunade Senju, Ninja leggendario e Godaime Hokage della Foglia. Lucca Comics 2022.

Una volta tornata alla vita di tutti i giorni, sono stata stravolta dal lavoro, dallo stress e dalla voglia di stare con me stessa. Ho letto qualche libro, regalatomi per il mio compleanno, ma non ho avuto la forza di scrivere le recensioni, magari lo farò più avanti. Mi sono dedicata per alcuni mesi al confezionamento del regalo di matrimonio per la mia migliore amica: mi piace ricamare quando ho tempo, perciò le ho preparato una tovaglia di lino e dei tovaglioli, che ho terminato di decorare proprio la settimana scorsa. E’ stata una fatica, ma ne è valsa al pena. Non potrò essere presente al suo matrimonio, perché proprio quel giorno mi ritroverò sulle rive del Lago di Como a fare da damigella al matrimonio di mia cugina, ma ci tenevo comunque a farle un regalo speciale, siamo amiche da 29 anni dopotutto, la mia amica più longeva.

Natale è stato nella norma, come anche Capodanno. Ma a dicembre è accaduto qualcosa che mi ha spinto a fare un passo per provare a cambiare, spero in meglio il mio futuro. Hanno indetto un concorso per la mia professione in tutta la regione, perciò ho deciso di parteciparvi, così mi sono iscritta e ho iniziato a studiare. Sono stanca del posto in cui lavoro, non mi sento gratificata, per quanto ci metta tutta me stessa. Con i colleghi condivido le frustrazioni e avere con loro un buon rapporto è l’unica consolazione di un posto in cui ci si sente trattati come l’ultima ruota del carro, quando si è invece in prima linea per mandare avanti la baracca, mettendoci la faccia con l’utenza, ma non ricevendo mai un grazie, un bravi, un bel lavoro, una qualsiasi stupida pacca sulla spalla che ti faccia sentire apprezzato.

Ad essere sinceri, se avessi qualche anno in meno e non avessi comprato casa, avrei molto probabilmente messo in atto il proposito di andare in Giappone per imparare bene la lingua e magari trovare lavoro. So che nel mio settore cercano molte figure, per cui credo che avrei delle buone possibilità. Ma la cosa non è fattibile, perciò vorrei cogliere il trampolino di cambiare sede di lavoro superando sto benedetto concorso. C’è molto da studiare, ma ce la sto mettendo tutta perché vorrei cogliere questa opportunità.

Quindi, tra un libro per studio o per svago, un punto sulla tovaglia, una puntata di un anime la sera prima di andare a dormire, ecco che sono arrivata ad oggi. In attesa di un qualcosa che non c’è.

Anime: Jujutsu Kaisen

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Itadori Yuji è uno studente del liceo, iscritto al club dell’occulto per fare un piacere agli altri due membri (il numero minimo di membri deve essere tre e poi Yuji non ha paura dei fantasmi, mentre gli altri due membri sono un tantino facilmente suggestionabili). Orfano di entrambi i genitori, ha un nonno, ricoverato in ospedale.

Un giorno, durante una delle uscite del club in cerca di fantasmi, il trio trova una strana scatolina, all’interno della quale c’è un dito, avvolto in più strisce di tessuto su cui sono distanti dei fitti simboli. I senpai del club prendono il dito e lasciano la scatolina a Yuji. La loro intenzione è di rimuovere il tessuto durante una specie di seduta spiritica nella sedie del club. Non sanno che questo causerà loro dei seri problemi.

Yuji non partecipa alla seduta, perché si trova all’ospedale dal nonno, che muore subito dopo avergli detto di darsi da fare per aiutare gli altri, perché è in grado di farlo. Poco dopo la morte del suo unico parente in vita, Yuji incontra Fushiguro Megumi, un ragazzo più o meno della sua età, che gli chiede di rendere conto del “feticcio”. Yuji non capisce di che stia parlando, ma poi realizza che il ragazzo vuole la scatolina. Viena così a conoscenza del fatto che il dito contenutevi è un feticcio, ovvero una porzione del corpo di un demone molto potente, Sukuna, che ha una forte aura malefica e che attira le maledizioni. Chiunque sciolga il tessuto che lo lega, che altro non è che un sigillo, rischia la vita.

Yuji si precipita alla scuola, ma è troppo tardi. Il sigillo è stato tolto e le maledizioni sono arrivate, attratte dal feticcio. I suoi senpai sono in pericolo di vita. Senza pensarci due volte, memore delle ultime parole del nonno, Yuji si getta in aiuto dei compagni e affronta le maledizioni, con il supporto di Megumi, riuscendo a sconfiggerle, ma solo dopo aver ingerito il dito di Sukuna. Questo atto provoca il risveglio di Sukuna, che prende possesso del corpo di Yuji, ma solo per poco. Il ragazzo riesce infatti a controllarlo, cosa alquanto difficile da fare per chiunque. Yuji viene così portato da Megumi alla scuola di stregoneria, dove Megumi studia. Fà la conoscenza di Saturo Gojo, professore di Megumi, che si definisce il migliore stregone sulla faccia della Terra.

Gojo si espone affinché Yuji non venga ucciso immediatamente, proponendogli di assorbire tutte le venti dita di Sukuna (tanti sono i feticci di tale demone) per impedirgli di gettare il mondo nel caos. Solo dopo potrà morire. Yuji decide di accettare il patto, memore delle parole del nonno, anche perché vuole scegliere come andare incontro alla propria morte.

Diventa così uno studente della scuola di stregoneria di Tokyo e da ora inizia davvero la sua avventura.

Al momento è uscita la prima serie, composta di 24 episodi; la seconda serie è in lavorazione e dovrebbe esserne prevista l’uscita per il 2023. Per chi fosse interessato, l’anime è disponibile su Crunchyroll. Ho trovato queste serie carina; sono presenti molti colpi di scena ed i personaggi sono ben caratterizzati. Sono presenti citazioni che omaggiano altri anime famosi, come Naruto e Bleach; inoltre, il personaggio di Gojo per certi versi mi ricorda Urahara Kisuke di Bleach, per chi conoscesse l’anime o il manga.

Pensieri sparsi: bilancio di mezza estate.

Non scrivo da un po’, perciò ho deciso di fare il punto della situazione di questo periodo. Cominciamo col fatto che a inizio luglio ho avuto il covid. Sono state due settimane di merda e ancora ho dei postumi. per questo motivo e per il caldo soffocante ho rimandato di andare al mare sino alle mie ferie. Ora son passata dal bianco di titanio ad un colorito normale, non so se riuscirò ad arrivare ad un abbronzato dorato tipico della mia carnagione, ma meglio di niente…

In questo periodo ho avuto dei problemi con la casa. Una spesa imprevista che mi ha lasciato a terra, proprio quando ero riuscita a mettere da parte qualche soldo. Ma si sa, la vita è così: quando riesci a fare un passo avanti arriva l’imprevisto che ti fa frenare. Ho affrontato la situazione con filosofia, perché tanto non sarebbe valsa la pena di arrabbiarsi, non avrei risolto niente. In compenso ho fatto qualcosa per me, dato che da un bel po’ non mi regalavo nulla. Ho deciso di andare al Lucca comics con un’amica. Ci sono stata già nel 2016 proprio con lei ed è stata una bella esperienza. Lei ha continuato ad andare ogni anno, sino alla pandemia, e quest’anno ci andremo insieme. Abbiamo già acquistato gli abbonamenti per tre giorni a prezzo scontato, prenotato i voli, i treni, l’hotel a Pisa (perché prenotare a Lucca e dintorni in questo periodo richiederebbe di donare un rene) e poi ho deciso di gettarmi nella mischia del cosplay, perché era una cosa che desideravo fare da tanto e perché per una volta vorrei sentirmi libera di fare ciò che mi piace fregandomene di chi storce il naso se parlo delle mie passioni.

A proposito di gente che storce il naso. Ho ospitato per qualche giorno una persona che ritenevo amica (chissà perché quando io ritengo le persone amiche poi finisco per prenderla sempre in quel posto). Ho parlato di tale persona in qualche mio post; la conosco da diversi anni, anche se non in maniera approfondita. Per dirla tutta credo che quello che pensavo fosse un rapporto di amicizia lo era in maniera unidirezionale, ovvero se non cercavo io non venivo cercata. Una volta ho atteso più di un anno per vedere se questa persona si degnasse di scrivermi (non lo ha fatto). Mi è capitato di sentirlo (è un lui) qualche mese fa non ricordo per che cosa, e in quell’occasione gli ho detto che avevo comprato casa e che se capitava dalle mie parti mi avrebbe fatto piacere se fosse venuto a farmi visita. Una cosa che ho detto a varie persone. Silenzio per alcuni mesi. Poi improvvisamente mi scrive qualche mese fa chiedendomi se l’invito era sempre valido; ho detto di sì, pensando mi dicesse che passava per un weekend in quel periodo. Invece mi ha detto che voleva venire a trovarmi ad agosto (leggi: voglio farmi una bella vacanza a basso costo dove in genere in quel periodo si paga un bel po’). Ho detto che non c’erano problemi, cercavo di organizzarmi con le ferie perché mi sembrava brutto ospitare una persona e lasciarla da sola dovendo lavorare. A posteriori avrei fatto bene a dirgli che non potevo…

E’ stato il peggior ospite con cui abbia mai avuto a che fare. Ha storto il naso per varie cose (il fatto che non avessi lenzuola stirate: considerato che ho altre priorità, vedi i lavori urgenti di cui sopra, comprare un ferro da stiro l’ho relegato tra le cose da fare non urgenti); il fatto che gli ho riproposto degli avanzi due giorni dopo (sinceramente, visto che lo stavo scarrozzando a destra e a manca per tutto il giorno, non avevo nessuna voglia di cucinare, anche perché avevo preparato delle cose il giorno prima che arrivasse, proprio per portarmi avanti e fargli trovare del cibo, che non sono abituata a sprecare, cisto che non navigo neanche nell’oro), peraltro ancora buoni, o che mangiasse qualcosa non proprio di suo gradimento (mi hanno insegnato che se vai a casa di qualcuno non è educato schifare quello che ti si dà da mangiare; tra l’altro il piatto proposto non era cattivo); il fatto che la mia macchina non fosse lucida (sinceramente, se so che devo passare per strade sterrate tutti i giorni me ne frego di lavare la macchina il giorno prima che arrivi, perché ritornerebbe tale e quale il giorno dopo); il fatto che una sera, usciti a cena con dei miei amici, si andasse a vedere dei fuochi d’artificio, per tutta la durata dei quali ha passato il tempo attaccato il suo cellulare in disparte)). Poi non so, devo avergli fatto qualcosa di terribile, perché ha passato tutti i santi giorni in mia compagnia in silenzio, tranne quando doveva parlare di se stesso. Non mi ha chiesto come stai, come va la vita, ha passato il tempo di viaggio in macchina attaccato al cellulare, persino con gli auricolari, ascoltando le dirette Instagram, che erano più interessanti del conversare con me evidentemente, o scrivendo messaggi ad altre persone (quando in passato gli scrivevo io a volte neanche rispondeva o rispondeva dopo ore), ha passato il tempo in spiaggia attaccato ad un libro o al telefono, ignorandomi come se non ci fossi. Io ci sono rimasta malissimo, non pensavo avesse un simile comportamento.

Quando invece era in compagnia di altre persone si mostrava completamente diverso: affabile, di compagnia, parlava con tutti. Tranne che con me. Sono stati dei giorni bruttissimi. Tralascio dei comportamenti che mi hanno ulteriormente urtato e ferito. Nonostante questo ho sempre cercato di essere gentile con lui, a cui avevo aperto le porta di casa mia. L’ho anche riaccompagnato in aeroporto per partire, alzandomi alle sei e mezza del mattino.

Non mi ha neanche mandato un messaggio una volta arrivato a destinazione, manco un grazie. Una persona pessima. Non penso di essere la perfezione, ma se sono ospite di qualcuno innanzitutto dico che mi adeguo, non pretendo colazioni pacchiane, non pretendo si facciano i miei piatti preferiti o che la gente si sbatta per prepararmi pranzi luculliani, specie se si va in giro tutto il giorno. Non faccio facce schifate, non faccio girare a vuoto chi mi ospita facendo fare brutte figure nei negozi locali. Forse ho ricevuto una educazione diversa, non lo so. O forse, se sentite lui, magari vi dice che sono stata una pessima padrona di casa. Chi lo sa.

Quello che ho imparato è che questa persona non sarà più degna della mia amicizia; e le porte di casa mia saranno aperte solo per persone di comprovata amicizia ed educazione.

Pensieri sparsi: staccare il cervello.

Come ho scritto in uno dei miei ultimi post, in questo periodo mi sto dedicando molto a delle attività casalinghe. Ho sempre avuto un lato artistico e ho deciso di sfruttarlo per fare delle cose in casa, per sentirla più mia. Ho fatto così dei murales, che ho completato ieri sera. Perciò ora pubblico le foto dei lavori nelle varie fasi e finiti.

Lavori per la creazione del murales basato sul dipinto di Hokusai raffigurante le cascate di Ono.
Lavori per la creazione del murales basato su esempi di pittura sumi-e.
Angolo del sumi-e con scritta giapponese: “Sen ri no michi mo ippo kara” (Anche la strada di mille ri inizia con un passo).

Oltre a fare questi murales mi sono dedicata al mio orticello. Quest’anno sono riuscita a farne uno come minimo decente, dato che finalmente ho un pezzetto di terra da poter utilizzare. Non ho tante piante, ma vanno bene per le mie esigenze. Pian piano stanno maturando e sto già assaporando i primi frutti.

Durante il tempo libero mi sto dedicando anche al ricamo di una tovaglia di lino, senza fretta. La mia migliore amica dice che ho un sacco di hobbies e che mi invidia. Io in realtà mi dedico a tutte queste cose per riempirmi le serate e perché ho bisogno di distrarmi, così non penso a certe cose. Comunque fare tutte queste cose mi è utile perché mi sta aiutando a staccare il cervello e rilassarmi.

Recensione: “La chioma di Berenice”, Denis Guedj 2/22

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Prima di scrivere di questo libro vorrei fare una premessa. Normalmente scelgo io quali libri leggere, primo perché ho determinati gusti e preferisco scegliere io cosa leggere, secondo perché se il libro me lo consiglia qualcuno che non conosce i miei gusti in fatto di lettura il rischio è che mi ritrovi costretta a leggere qualcosa non di mio gradimento; in questo caso arrivare a fine libro diventa una vera tortura. Nel caso sbagliassi io a scegliere potrei quanto meno dire chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Perché ho scritto queste cose? Perché leggere questo libro non è stata una mia libera scelta. Con alcune persone che conosco mi vedo ogni tanto per fare una sorta di Cenacolo letterario; l’organizzatore di questa cosa, che di per sé trovo molto di mio gradimento, un paio di mesi fa ci ha parlato di questo libro entusiasta e o ha proposto come lettura. Quindi io e le altre due persone che ancora non avevamo letto questo libro ci siamo apprestate nell’impresa.

Sono una grande lettrice, lo avete visto. Normalmente i libri li leggo in tempi abbastanza brevi, a meno che non siano dei mattoni di migliaia di pagine o non siano di tematiche un po’ ostiche che vanno digerite lentamente. Questo è un semplice romanzo, eppure mi ha dato del filo da torcere. L’ho finito per presa di posizione, ma ragazzi…

La trama non è nulla di trascendentale: racconta di come Eratostene, direttore della biblioteca di Alessandria, fu incaricato da Tolomeo Evergete di misurare la circonferenza della terra (spoiler: ci è riuscito e ha sbagliato di soli 400 km, questo è risaputo). I problemi di questo libro sono diversi: a parte le inesattezze (una su tutte, l’autore parla delle sette muse, ma le muse sono nove!), che mi hanno urtato parecchio (un conto è scrivere di verosimile, in un romanzo storico è normale farlo, intrecciando cose vere con la finzione, ma in questo caso c’erano strafalcioni belli e buoni che chiunque studia lettere classiche troverebbe subito tali errori), ho trovato la narrazione zoppicante. Personaggi per niente delineati (e parlo di personaggi principali; a tale proposito non puoi chiamare un arteniese Teofrasto Excelsior, non tanto per il Teofrasto, quanto per l’excelsior, che è latino, non greco), situazioni che vengono descritte senza un capo né una coda (tipo la scena iniziale che tu pensi porterà a qualcosa nelle pagine successive e invece niente, resta appesa lì), pagine e pagine di prolissità matematiche e poco o niente sulla struttura di base della vicenda.

Se poi uno non ha una certa cultura di base la cosa diventa ancora più difficile: le altre due persone non sono riuscite a finire il libro, perché lo hanno trovato tremendamente noioso. Ho pensato esattamente la stessa cosa. Nessuno ti vieta di scrivere in un romanzo di teorie scientifiche del 200 a.C., ma se vuoi farlo cerca quanto meno di rendere l’argomento accattivante. Anche perché in tutto questo la vicenda vera e propria viene raccontata in un modo mediocre, perché si dà più importanza alla matematica che alla storia. Allora non scrivere un romanzo, scrivi un saggio.

Non sono a digiuno di saggi scientifici (se guardate gli archivi del 2018 troverete tra le mie letture alcuni libri di Stephen Hawking) e anzi, li apprezzo molto. Non sopporto il voler unire a tutti i costi, peraltro in maniera poco felice, l’aspetto matematico e storico con l’aspetto letterario. Perciò devo bocciare questo libro.

Come sempre: “De gustibus non disputandum est”.

Pensieri sparsi: mille ri e oltre.

In quest’ultimo periodo mi sto dedicando ad alcuni hobbies, connessi alla casa. Mi aiutano a trascorrere piacevolmente il mio tempo libero e mi rilassano. Anche quest’anno, come da due ormai, ho deciso di fare l’orto. Ma stavolta non in vaso: avendo finalmente un pezzetto di terra mio (non è grande chissà quanto, saranno circa 8 m²) ho fatto il mio primo orto su terra. Ho seminato zucchine, cetrioli, pomodori ciliegini, melanzane e peperoni. Non sarà una grande produzione, ma per me basta e avanza. Risparmierò un po’ sulla spesa e avrò la soddisfazione di mangiare qualcosa di prodotto da me e che sa di verdura 😁😁

 

La prima zucchina dell’anno!

Le zucchine, come al solito, sono state le prime a crescere, due giorni fa ho raccolto la prima zucchina dell’anno e stasera ne raccoglierò altre due belle grandi ☺️☺️

Le altre piantine stanno crescendo, chi più chi meno. Solo i peperoni si stanno facendo desiderare, ancora non è spuntato nulla🤔 Invece una sorpresa è stata quella che potete vedere nella prima foto, in basso a sinistra: delimitata da quattro spiedini di legno c’è una piantina di fragole, che sta crescendo zitta zitta 🤣

Direi che con l’orto sono a buon punto!

Il secondo hobby a cui mi sto dedicando è la pittura. Volendo fare delle decorazioni originali in casa ho deciso di creare un murales su una parete che non posso utilizzare, in quanto si trova nel disimpegno e al suo interno è nascosto lo scrigno della porta che separa la zona giorno dalla zona notte. Perciò ho scelto un capolavoro di Katsushika Hokusai, la Cascata di Ono. L’originale è il seguente.

 

Lo sto realizzando con qualche piccola modifica (ho deciso di non mettere le figure umane). Il disegno preparatorio, che ho fatto con la tecnica della griglia, occupa la parete intera e devo dire che si sta dimostrando un lavoro interessante. Oggi ho iniziato a dare il colore, lo farò con calma e in diverse volte, perché l’ultima volta che ho fatto una grande decorazione dedicandomici troppo mi è venuta una bella tendinite al polso 😅

 

Chiedo scusa per la qualità delle immagini, ma non so perché la qualità è inferiore rispetto a quella dell’immagine originale. Quando avrò finito il lavoro farò un post con l’immagine dell’opera conclusa.

Ho deciso infine di dipingere una scritta nella parete dell’angolo salotto. Mi piaceva l’idea di mettere una frase che per me avesse un significato particolare e alla fine ho optato per un detto giapponese.

 

“Sen ri no michi mo ippo kara”, ovvero “Anche la strada di mille ri comincia con un passo”.

Credo che il detto si spieghi da sé. Continuerò a percorre la mia strada da mille ri, passo dopo passo, sino a giungere a destinazione. E poi camminerò ancora, per altri mille ri e oltre.

Pensieri sparsi: un soffio di vento

Se guardo il cielo vi scorgo riflesso il mio mutevole animo. A tratti il cielo è azzurro, splendente, trasmette una calma che sembro avere anche io; ma poi arriva il vento e le nuvole lo celano, in lontananza si sentono i tuoni e goccioloni iniziano a bagnare il terreno asciutto. Un po’ come il grigiore che mi avvolge e mi rende cupa e le lacrime che ogni tanto scendono lungo il viso quando sono sola e nessuno, a parte Penny, può vedermi vacillare.

Basta un soffio di vento e la giornata può migliorare o peggiorare.