Confessioni: la cena di traverso.

Sono davvero infastidita. Passo tutta la settimana sola in casa, aspetto il venerdì per vedere i miei, per mangiare finalmente con qualcuno che non sia il muro e che parli con me, e quando torno a casa dopo una giornata di lavoro di quelle che manderesti a quel paese chiunque, loro non mi hanno aspettato per cena. Come la settimana scorsa. Ed io che cerco di cenare a casa quando ci sono loro perché mi fa piacere…
che delusione.
D’ora in avanti me ne frego e esco anche il venerdì se capita l’occasione; almeno mangio con qualcuno.

Ha senso.

Ha senso parlare
se nessuno ascolta?
Ha senso vomitare
parole,
pensieri,
sentimenti,
se il nero male
dell’indifferenza
li sommerge?
Ha senso tentare
di liberarsi dal peso
che il petto ci opprime,
se tanto quel peso
al petto ritorna
perché nessuno lo allevia?
No.

Parole.

Quanto pesano
Le parole
Al vento gettate
Senza pensare.
Esse cadranno
Per volere di gravità
E cerchi concentrici
Produrranno
Sull’animo spezzato
A metà.
Così leggere all’inizio
Così pesanti alla fine,
Macigni che rotolano
Dalla cima della montagna
Sul viandante ignaro
E inerme.