Recensione: “Criminology – Profili criminali”, Giancarlo Candiano Tricasi 9/21

Cercate un libro che vi illustri nel dettaglio i profili criminali? Un libro ben scritto, che faccia una dissertazione chiara e un discorso armonico, con un filo conduttore ben chiaro?

Ecco, se cercate un libro così non comprate questo libro. Al momento dell’acquisto su Amazon non mi sono accorta che si trattava di un testo autopubblicato (editore Amazon stessa). Quando è arrivato ho cercato di non dare peso alla cosa, perché comunque possono trovarsi validi testi anche tra gli autopubblicati, per cui ho deciso di leggerlo per farmi una opinione concreta.

Ho iniziato a storcere il naso quando ho visto che, sin dalle prime pagine, la formattazione del testo era ad mentulam canis (per gli amici non latinisti traduco: alla cazzo di cane). Voi direte e vabbè, che precisina che sei. Stai a guardare se uno mette il margine a sinistra o giustificato, se le virgolette iniziano e non finiscono… che sarà mai! Beh, se compro un libro, oltre che ad avere un contenuto molto più che decente, deve avere una formattazione perfetta, e perfetti devono essere anche la punteggiatura (il cui utilizzo qui lascia molto a desiderare: virgole messe a sentimento, o non messe per niente dove andrebbero…), la grammatica, l’utilizzo di termini di ambito medico e  scientifico (un esempio su tutti: in italiano si dice neurotrasmettitori, non neurotrasmessori, non esiste il termine neurotrasmessori; chi studia medicina, o materie scientifiche, conosce la terminologia corretta; un uso errato di un termine come questo per me è un chiaro sintomo dell’ignoranza (inteso letteralmente) della persona in relazione alla materia).

Quando ero alle elementari la mia maestra ci faceva esercitare sulla costruzione di una storia, o di un discorso, per imparare a scrivere i temi nel modo corretto. Quegli insegnamenti li porto con me tuttora, che di anni ne ho 40. Se scrivi di un certo argomento deve esserci una introduzione, una parte centrale dove si sviluppa l’argomento e una parte finale con le conclusioni. L’argomento può essere diviso in capitoli e paragrafi, che devono essere in qualche modo collegati tra essi per mantenere un continuum narrativo e non uscire fuori testo. Questo libro è l’esatto contrario di tutto ciò che ho appena scritto. Ci sono capitoli e paragrafi buttati qua e là senza filo conduttore, passi da un paragrafo all’altro e non capisci quale sia il comune denominatore. Soprattutto, se nel titolo, che dovrebbe essere il manifesto del libro, quello che ti convince a comprarlo, leggi “criminology – profili criminali” e poi le prime parole su questo argomento sono alla pagina 132 (!), c’è chiaramente qualcosa che non va.

Il libro è un insieme di pensieri sparsi, sembrano quasi degli appunti presi a lezione. Trattandosi di argomenti di un certo tipo, che riportano peraltro nozioni che dovranno essere prese da qualche testo di riferimento, sarebbe cosa e buona e giusta mettere in coda al testo una bibliografia dei testi consultati, ma non esiste nessuna bibliografia! Insomma, alla fine passa la voglia di leggere. Per avere nozioni serie e scientificamente comprovate, oltreché rintracciabil, vi consiglio di rivolgervi a testi di ben altra caratura (per fare qualche nome i libri di John Douglas, che ha inventato il criminal profiling e che ho già recensito qui, oppure i saggi di Massimo Picozzi, o di Vincenzo Maria Mastronardi, per citare degli studiosi italiani) . Personalmente, ritengo di aver buttato 16,49€.

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